Raccontare una città aprendo le proprie stanze più preziose, accogliendo gli ospiti e accudendoli amorevolmente e con entusiasmo. Questo è stato Monumenti Aperti a Cagliari. 17 anni son passati e ogni anno sa stupire sempre più, con luoghi e racconti sempre più sorprendenti.

Sarà l’aria di crisi di valori e la voglia di trovare qualcosa da condividere insieme, sarà la ricorrenza dell’ancor doloroso bombardamento di Cagliari, sarà anche la voglia di fare qualcosa di diverso e in maniera totalmente gratuita, resta il fatto che questa edizione è stata forse la più sentita e partecipata.

Raccolti intorno a una città, alle sue bellezze e i suoi racconti, italiani e anche stranieri attraccati per caso da una nave inaspettata hanno seguito rapiti le parole delle guide volontarie, le potenti immagini e le storie incastonate nelle pietre dei luoghi. Osservare la propria città invasa da gente sorridente, felice di poter partecipare al racconto della stessa è stato commovente.

Una Cagliari di una bellezza imbarazzante, incorniciata da un cielo blu e spazzolata da un maestrale pulito e fresco, Cagliari che il resto dell’anno si veste dimessa per pudore, forse.

Forse.

O forse è l’occasione per fare in modo di capire il perché una volta all’anno 100.000 persone partecipano a questa festa di cultura e racconto.

100.000 persone che non sono solo spinte dalla gratuità ma dalla voglia di conoscere e diventare orgogliosi ambasciatori della propria identità.

Cagliari e la Sardegna devono trarre spunto da queste esperienze per fare in modo che la cultura diventi volano per il resto dell’economia.

Non siamo turisticamente come la Spagna, la Grecia o l’Egitto ma, consentitemi, sarebbe un grave errore diventarlo.

Un turista sempre più vuole immergersi in un’esperienza di vita, vuole vivere come un sardo ed entrare in intimità con la nostra cultura, la nostra enogastronomia, i nostri luoghi e le nostre storie.

Quello è il nostro turismo d’elite, perché inimitabile e di grande spessore.

Quello è il nostro modello di sviluppo, ritagliato su cose che conosciamo e maneggiamo da sempre.

Manca il contorno, quello che rende queste cose evidenti agli occhi distratti di un mondo preso dalle paillettes del tutto compreso e del lowcost, delle vacanze intruppati come impiegati della destinazione. Il viaggio è altro. Offriamo un modo nostro. Questo è il senso del #sardolicesimo.

 

Accoglienza, organizzazione, unire pubblico e privato perché finanzino biglietti gratuiti nei luoghi d’arte magari con forme di marketing integrate.

Nulla di rivoluzionario.

Solo il modo di mettere il vestito buono tutti i giorni e non una volta l’anno.

Grazie, Monumenti Aperti.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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