Erano le 12,46 del 18 novembre 2013 quando per questo tweet la mia visione di rete social cambiò per sempre.

Quel momento lo ricordo bene, perché ero nel nord del Sardegna e le previsioni facevano presagire qualcosa di eccezionale. Da anni insieme ad amici come Giovanni Arata e Luca Zanelli e purtroppo nelle occasioni funeste dell’alluvione delle cinque terre e del terremoto dell’Emilia ragionavamo su quanto i social potessero essere utili per la comunicazione d’emergenza e di come codificarla.

Quella volta ci fu solo una consapevolezza diversa e la maturità della rete a supportare il tutto e a far cambiare per sempre la percezione dell’utilità delle rete stessa.

In quel momento infatti in Italia i social erano visti come uno strumento di informazione, di relazione leggera, di sperimentazione e di svago ma dopo #allertameteoSAR (grazie anche alla maturità della rete che in altri eventi terribili forse non era ancora pronta) non furono più visti come solo strumento di svago e informazione ma si percepì quanto potessero essere anche utili e determinanti ai fini informativi e di supporto alla gestione di processi complessi.

Dopo sette anni tanto è cambiato nei social e in noi, ormai esseri umani con sensi aumentati dagli strumenti digitali, immersi in relazioni di rete sempre più determinanti per la nostra presenza, consapevolezza e conoscenza del mondo in cui viviamo. Tanto è cambiato anche nella percezione della fragilità del nostro pianeta anche se in concreto facciamo molto poco per cambiare l’inerzia verso un consumo indiscriminato e un po’ imbecille della nostra casa.

Poco è cambiato invece nel capire che i social non sono solo uno strumento potente ma che la differenza la fanno sempre e solo le persone che li usano, nel come li usano, nel come non li usano.

Guardiamo il lato positivo, pratichiamolo, difendiamolo e diamogli valore in alternativa all’uso distorto spesso furbo e di calcolo che viene fatto per portare sul digitale tragiche e devastanti pratiche politiche ed economiche con il solo fine di accrescere potere e danaro.

Oggi sono sette anni da quel momento tragico, sette anni da quell’evento che ha spazzato via la vita di tante persone e minato la serenità di chi abita luoghi fragili.

Ogni volta che guardo il cielo e sento la parola allertameteo non posso fare a meno di ritrovarmi a pensare a quella settimana di notti insonni e di quel gruppo di volontari che senza conoscersi hanno provato a essere utili come mille altri in quella occasione.

Essere utili.

Questo dovrebbe essere nella vita, sui social.

Perché se quello che faccio aggiunge valore al contesto in cui vivo (analogico o digitale che sia) allora sto facendo una cosa giusta.

[il racconto di #AllertaMeteoSAR lo trovate qui]

insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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