Erano anni che non seguivo tutto il festival di Sanremo e quest’anno mi ero ripromesso di farlo, in tv ma soprattutto su twitter con la comunità allargata della rete di relazioni costruita e maturata in questi anni.

Sanremo l’ho sempre guardato con gli amici a casa e il divertimento è sempre stato tutto ciò che ruota intorno alle canzoni, pretesto più che fulcro del festival. Con i social negli ultimi dieci si è potuta allargare questa platea di commentatori e l’effetto è un delirio dove lo spettacolo è spesso nei commenti più che nello spettacolo stesso relegato al ruolo di spartito di un’orchestra collettiva e diffusa.

I personaggi, le loro storie, i loro vestiti, gli ospiti, il palinsesto e tutto ciò di improponibile, pacchiano, melenso e ovvio diventano appunto un pretesto per poter raccontare con la propria lente social ciò che una manifestazione prevedibile esprime, in un evento digitale che raccoglie intorno al focolare hashtag gran parte della famiglia di twitter spesso relegata in nicchie di conversazioni senza contaminazioni.

Assume quindi il valore di un momento straordinario di comicità e cronaca, di sociologia e antropologia streaming, di reciproca conoscenza e di semplice e puro cazzeggio senza secondi fini.

Perché diciamocelo, twitter (e i social in generale) sono diventati un’altra cosa, compressi da una società dove emergere è parte importante del processo sociale, dove qualunque contenuto viene quasi sempre da un ragionamento commerciale o di personal branding. E trovare dei momenti dove questo aspetto è ridotto e anche un po’ travolto da meccanismi di puro piacere social relazionale è una boccata di ossigeno in questo mondo soffocante di sponsorizzate ambulante in forma account.

Vedere emergere nelle conversazioni persone completamente sconosciute ha quel sapore di purezza e di pari opportunità che raramente si vede nella quotidiana presenza online.

Sanremo è lo sparring partner ideale per la social tv: c’è l’Italia, ci siamo noi, c’è tutto ciò che detestiamo e amiamo, è una seduta di psicoanalisi collettiva in cui spesso si prende coscienza di essere diversi da come ci si immaginava.

Del Sanremo spettacolo rimane poco, qualche canzone, le rare polemiche, il ricordo di monologhi e battute mischiati a vestiti e scandali che in pochi mesi spariranno nell’oblio. Rimarrà qualche canzone, sempre quelle che a nessuno piacciono ma inspiegabilmente sono quelle che rimangono nella memoria.

Ma a me rimane soprattutto il valore di quella comunità raccolta intorno a un canale hashtag che insieme racconta, si confronta, si mette in gioco, si conosce.

Questo è il valore dei social: conoscersi, mettersi in relazione, crescere insieme come collettività.

Provare a farlo ogni giorno uscendo dalle nostre camerette social, dalle nostre comode nicchie di conversazioni dei soliti argomenti, provare a confrontarsi su terreni non propri e con persone distanti dal proprio mondo è la vera sfida.

Il mondo, i social, sono persone collegate da strumenti: usiamoli, divertiamoci, cresciamo.

PS: un grazie speciale a Claudio Coccoluto, Frankie HI Nrg e Susy Vianello per avermi fatto sorridere tanto. Avrei tante cose da dire su Sanremo ma magari gli dedico un post.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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