10 anni fa ci affannavamo per iscriverci ai nuovi social che si affacciavano in rete, come il compianto (si fa per dire) Google Wave.

Un decennio nel quale si sono susseguiti decine di nuovi social e il rinnovarsi costante dei social più anziani in una corsa all’attenzione del bene più prezioso per essi, i dati racchiusi nel nostro involucro persona.

In questa dinamicità diamo per punti fermi alcuni strumenti che usiamo nel digitale come Facebook, Twitter, Instagram ma anche Amazon, Google e via discorrendo.

Viviamo un quotidiano con poca memoria del passato e con scarsa attenzione del presente rischiando di essere travolti dal futuro.

Una quotidianità invadente e asfissiante che anestetizza e che pur senza grandi certezze ci porta a galleggiare in una sorta di comfort del vivere l’attimo senza avere piena consapevolezza della caducità del digitale.

Il recentissimo passato ci insegna infatti che tutto può cambiare in pochissimo tempo ma l’unica cosa che non cambierà è la qualità delle relazioni e lo spessore umano e professionale delle persone (con i loro numerosi difetti, ovvio).

La rete sono persone collegate da strumenti che amplificano le relazioni, sempre che purtroppo non le distorcano.

La strada è sempre più usare gli strumenti come tali e quindi seguire le persone e provare a leggerle e capirle togliendo i filtri creati dagli strumenti.

Ripulirli dalle glasse d’ego e dagli schizzi di personal branding per una nuova ecologia del vivere in rete.

Perché domani le persone rimarranno, le società pure mentre gli strumenti saranno sicuramente diversi.

insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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