Niente unisce i sardi come le classifiche delle qualità della vita dove la Sardegna con le sue città è sempre in posizioni di bassa classifica.
La percezione della qualità della vita sembra che sia poter andare al mare, mangiare del buon formaggio accompagnato da ottimo vino magari in movide organizzate o assistendo a spettacoli.

Ecco, questa è purtroppo una terribile e pericolosa banalizzazione.


Non siamo turisti nelle nostre città, siamo cittadini che necessitano di servizi e tutto ciò che porta senso nel vivere e condividere esistenze in comunità che costruiscono futuro sostenibile.

Soprattutto la qualità della vita nasce dal creare le condizioni per creare famiglie, educarle, curarle, farle lavorare, farle crescere e invecchiare con dignità e senso.

Curioso poi che in un momento che vede la riscoperta dei centri minori (non chiamiamoli borghi) e della ruralità questi rimangano ai margini delle classifiche.


In ogni caso la qualità della vita non è un vanto ma un obbiettivo.

Obbiettivo sociale prima che economico, di futuro collettivo e non di gagliardetto da esibire nelle fiere del turismo.

La qualità della vita è una cosa seria.


[a margine poi vi confido che mi fanno sorridere i miei coetanei che oggi a Cagliari si stracciano le vesti per cagliarifornia e il mare da vivere tutto l’anno ma negli anni 80 e 90 mi prendevano per un matto perditempo quando il mare (in costume e con il bagno) lo vivevo tutti i giorni. Cambiano i tempi e anche le certezze e le coerenze]


Qui la classifica > https://lab24.ilsole24ore.com/qualita-della-vita/tabelle/ Mostra meno

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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