La ristorazione è forse il settore che negli ultimi anni ha avuto una incredibile accelerazione nella innovazione delle tecniche, nella contaminazione delle cucine e nella riscoperta delle tradizioni.

La ricerca e la sperimentazione ha portato a esperienze davvero sorprendenti ma anche a deformazioni della realtà immolate sul totem del marketing soprattutto via social network.

La consistenza rimane però ciò che permette una vita lunga a chi propone una ristorazione di qualità e di valore.

Forse è questo che ancora manca nel mondo della ristorazione gourmet recente: far percepire il reale valore che c’è dietro e soprattutto sotto la glassa dello storytelling inutile e dannoso che fa percepire tutto come un prodotto uguale ad altri ma solo comunicato meglio.

Non è il caso di Ristorante Trigu di Sassari, dove ho avuto il piacere di pranzare per una occasione speciale con l’amica e esperta antropologa culturale Alessandra Guigoni e un gruppo di commensali magnifici.

Molto curioso di conoscere le creazioni del giovane chef  Vincenzo Russo (27 anni) che dopo una lunga gavetta con Antonio Cannavacciolo ha sposato il progetto di Trigu a Sassari insieme al Pastry chef Paolo Ecca.

Scelta coraggiosa perché Sassari è una città complicata, che ha un po’ smarrito la propria identità storica e cerca di ritrovare una strada di senso (anche in ottica turistica ) diversa dalle località consolidate della costa come Alghero, Stintino, Sorso e Castelsardo.

Ristorante Trigu porta un progetto interessante con l’ambizione di far diventare Sassari una meta gourmet: un locale curato, “anima sarda, stile contemporaneo“ come si definiscono.

La prima impressione è di estrema cura, con lo staff presente ma mai assillante, attento alle richieste ma mai eccessivo nel racconto di un vino, di un piatto, di un ingrediente.

Una dote purtroppo non comune vista l’alluvione di parole dalle quali spesso si viene travolti senza poter avere anche il tempo di gustare in silenzio la propria esperienza.

Credo che una esperienza gourmet debba essere come una visita a un museo. L’opera d’arte affrontata con la didascalia che suggerisce lo stretto necessario e poi dopo, eventualmente, si approfondisce per non essere troppo condizionati e vivere esperienze filtrate o peggio intermediate da altri.

Tra un bicchiere e una chiacchiera, aspettando i commensali, ci si gode il luogo storico della via Roma, tra il Museo Archeologico e il Tribunale inframezzati da palazzi d’epoca e dall’ex Carcere.

Dopo esserci accomodati e accolti con un aperitivo sfizioso iniziamo un percorso di degustazione inaspettato, con richiami di sapori antichi e accostamenti sorprendenti.

Come ad esempio il “Gambero, gambero, gambero” con il gambero rosso e le sue consistenze, una sorpresa di sapori (una meraviglia la testa decorticata e fritta).

O il “Muggine e Champagne” (Muggine, champagne, ostriche) con la verdurina al sapore d’ostrica di francese memoria.

L’apparente azzardo dell'”Anatra in tortello” con i tortelli ripieni all’anatra, serviti con salsa di mandorla, maionese di mandorla con latte di soia e filetti di gamberi di Villasimius.

L’apoteosi del gusto con una sontuosa fregula con salsa di scampi, nero di seppia, polvere di alghe e mantecata con la pompia: strepitosa davvero.

Un bizzarro esperimento è la “Triglia che ricorda una parmigiana” con triglie, melanzane, salsa di parmigiano, polvere di pomodoro che forse sconta una presenza un po’ insistente del pomodoro.

Giusto una considerazione: il gusto personale è un qualcosa che si crea con una stratificazione di esperienze, di gusto, di preferenze e anche di preconcetti e limiti culturali.

Quello che per me è strepitoso per altri potrebbe essere poco più che normale e viceversa e dipende anche dal momento, dal contesto, dalla compagnia.

Vivere una esperienza eno gastronomica è un qualcosa che diventa una istantanea della propria vita: siamo quello che mangiamo, letteralmente.

Tutto il percorso di degustazione è stato accompagnato da dei vini studiati e in crescendo (di cui purtroppo non ricordo tutte le etichette, ma le recupero e le metto nel post) , soprattutto un verdicchio, un biodinamico del Friuli e un Marchese di Villamarina magnifici).

Tra i dessert notevole “I Limoni” con limone, yuzu, caramello, cioccolato opalys (e Montale) accompagnato da un Nasco commovente.

Un pranzo che mi ha portato lontano stuzzicando la fantasia, i ricordi di sapori dimenticati, lo stupore per accostamenti all’apparenza improbabili ma invece con un senso assoluto: appagante.

Complimenti allo Chef Russo e alla brigata per l’ottimo risultato.

Davvero felice che Sassari possa accogliere una ristorazione di questo livello, un tassello importante per fare in modo che la Sardegna sia sempre di più una destinazione turistica per l’eno gastronomia diventando principale motivazione di viaggio in tutti i periodi dell’anno e non solo durante la stagione estiva.

Contatti.

Trigu Restaurant

Via Roma, 58, 07100 Sassari SS

Tel. 079 4137069 info@trigu.online

Instagram @ristorantetrigusassari

Facebook: @ristorantetrigusassari

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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