Era da un paio d’anni che mi frullava l’dea di provare a creare un podcast ma per vari motivi avevo sempre rimandato. La passione per la radio, mio strumento di compagnia e informazione quotidiana la ho da quando ero in fasce: per dormire, per stare tranquillo, per ridere, per ballare e poi crescendo come sottofondo per qualunque cosa, dallo studio alla lettura, dalla doccia ai viaggi fino alla buonanotte.

È stato il principale strumento di conoscenza insieme ai libri per capire il mondo e per sognarlo, anche.

Tanto #radiopride, come piacerebbe a Rosa Polacco di RadioTre.

Ecco quindi che uno strumento come il podcast mi è sembrato il coronamento di un sogno forse infantile per provare a raccontare ciò che spesso mi capita di fare nelle occasioni di formazione e nelle chiacchierate tra amici.

Il mondo del digitale, il turismo e la cultura, la mia vita incastonata in questa mia isola sono temi che amo e che con piacere provo ad affrontare sul blog, sui social e in particolare su twitter che considero la mia casa.

Tutto nasce però da Antonio Pavolini che con il suo registratore Tascam che utilizzò per una conversazione a Pisa per L’internet Festival con Giovanni Boccia Artieri mi fece venire il desiderio di avere anche una voce oltre una costante e forse anche imponente presenza online.

Ho quindi letto un po’ in giro per strumenti e piattaforme e mi ero orientato su due, Anchor e Spreaker (italiana) che mi sembravano le più semplici. Qualche tutorial on line (come quello ottimo di ItalianIndie) dove l’acquisto del microfono sembrava il primo problema. Non sapendo se questa potrà essere una strada che mi sarà congeniale e non volendo buttare via del danaro ho acquistato un economico microfono Yanmai SF 777 a condensatore e usb che in cinque minuti mi ha permesso di poter iniziare.

Il software che ho installato per registrare è il famoso e gratuito Audacity che permette di registrare anche in momenti diversi, tagliare i pezzi che non servono, regolare i volumi e aggiungere anche effetti o miscelare suoni. Usando il Mac ho avuto difficoltà a far riconoscere il microfono ma sempre grazie alla rete ho trovato la soluzione facendolo partire dall’app Terminale e eseguendo uno script .

Mi sono quindi messo in una stanza e ho iniziato a provare a registrare, settando volumi, riascoltandomi, tagliando pezzi. Scegliere cosa dire è la cosa più difficile ma ho risolto in fretta: in questi anni ho scritto tanto e discusso tanto, usare i post come sceneggiatura per poi divagare è stata la soluzione più naturale.

Dopo aver concluso i miei primi dodici minuti volevo mettere un sottofondo musicale e ho provato con Garage Band ma non ero soddisfatto e ragionando sul futuro lo vedevo troppo complesso. Allora ho provato a caricare gli audio su Spreaker e Anchor e ho trovato più immediato Anchor dove ho anche potuto aggiungere un sottofondo musicale in maniera molto semplice.

Ho provato anche a chiedere agli amici e loro hanno confermato la mia sensazione:

Quindi il 13 gennaio nasce questa cosa che non si bene cosa sia e quanto durerà ma almeno l’ho fatto, finalmente. E accolto dagli amici con parole molto belle.

L’indomani andando in ufficio l’ho ascoltato da Spotify in macchina e mi sono sentito come un bambino felice.

Ma al di là della tecnica e delle mie sensazioni personali trovo che il podcast sia una delle più interessanti evoluzioni dei linguaggi social.

Noto infatti parecchia stanchezza nello stare in contesti social dove l’informazione la devi con difficoltà andartela a cercare e spesso la devi anche verificare in prima persona, dove l’interazione è complessa e dal valore aggiunto scadente, dove per trovare contenuti (o persone) interessanti si deve faticare come minatori alla ricerca di diamanti in una montagna di detriti.

Il podcast come anche alcuni aspetti di certi social hanno una modalità di ascolto e poi eventualmente di interazione che può poi essere approfondita anche nelle piattaforme social ma anche nel podcast stesso. Interessante la funzione che permette di mandare messaggi vocali da 60 secondi che possono poi essere inseriti in coda al podcast stesso in una sorta di post approfondimento con domande e risposte dalle grandi potenzialità.

Spero che sempre più persone trovino la voglia di esprimersi nella modalità forse più naturale, quella vocale, dove il suono aggiunge una dimensione importante ai contenuti senza distrarli dal vestito visuale.

Provate e fatemi sapere 🙂

Il podcast è su https://anchor.fm/insopportabile. Ascoltatelo e se il caso iscrivetevi per rimanere aggiornati.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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