In un web sempre più campo di battaglia di duelli e polemiche, in una campagna elettorale infinita, in timeline infestate di gare di insulti a squadre il dialogo tra Luigi di Maio e Matteo Renzi sembra la scena finale di un western digitale che neanche Sergio Leone avrebbe osato immaginare.

Luigi provoca Matteo per un confronto e lui accetta indicando dove, se in RAI o altra rete televisiva.

A parte i modi oltremodo curiosi, da ragazzi in preda agli ormoni adolescenziali..

 

emergono un paio di considerazioni sulla dinamica del fare e dare informazione grazie anche allo stimolo di un’amica giornalista come Isolaria Pacifico (qui il thread della discussione).

La sensazione è quella di scarsa deontologia e orgoglio per la professione del giornalista ridotto a ricevere le prenotazioni del campo di gara come fosse per una partita di calcetto.

Quando una notizia è di interesse trova automaticamente sponda sui media e quindi anche spazio nei contenitori giornalistici: la sensazione però è di un rovesciamento dei ruoli. Il giornalista che da attore con pari dignità nella creazione, elaborazione, certificazione della notizia diventa mera coreografia tecnica per rendere omologabile il risultato.

Storture dovute alla disintermediazione ormai prassi sui media digitali ma che ancora fatica a emergere sui media tradizionali e che però diventa grimaldello per forzare le dinamiche consuete.

Mentre scrivo vedo altre testate che si auto propongono per ospitare l’evento come a una qualunque asta per i diritti di una partita di calcio.

Andiamo verso un futuro incerto e senza regole anche deontologiche e di rispetto dei ruoli forse rischiamo di infilarci in una strada pericolosa. Molto pericolosa.

insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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