Ieri ho partecipato alla Sartiglia, giostra equestre che si svolge a Oristano. Evento tra i più importanti della Sardegna ho voluto viverlo come turista e ho notato alcune cose che mi hanno fatto pensare.

La Sartiglia si inserisce nei festeggiamenti del Carnevale, anzi in Sardegna ne è forse l’evento più rappresentativo. Ecco, la prima impressione è stata che non sembrava per nulla Carnevale se non per qualche sporadica maschera. Però magari è una scelta, ho pensato. Anche se nei tempi morti (ce ne sono parecchi, tra la giostra e le pariglie) sarebbe stato un divertente riempitivo.

Abiti della tradizione sarda alla #sartiglia di Oristano.

La presenza di tanti abiti della tradizione hanno fatto la gioia dei presenti e forse sarebbero stati più apprezzati se organizzati non in fugaci cortei collaterale.

La giostra poi è stata davvero emozionante: la folla che partecipa incitando, i cavalieri e le amazzoni che corrono su cavalli al galoppo bardati e sonanti, le stelle infilzate e il boato rimarrà nella mia memoria per parecchio.

Un’amazzone della Sartiglia infilza la stella e riceve gli applausi del pubblico.

Le pariglie anche se non spettacolari come mi aspettavo sono state da pelle d’oca. Vedere più di cento cavalli correre al galoppo e cavalieri e amazzoni azzardare acrobazie sulle selle è immagine che porterò nei miei ricordi più belli.

Pariglie spettacolari alla #sartiglia di Oristano.

Rimarrà anche il ricordo del corteo storico con una Eleonora sorridente in mezzo alla rappresentazione di un passato che Oristano sente molto.

Eleonora saluta il pubblico della #sartiglia di Oristano.

La Sartiglia si è dimostrato un evento importante che muove migliaia di persone e turisti che (io immaginavo) desiderano immergersi in una realtà storica e di folla, di tradizione e fascino, di coraggio e acrobazia.

Invece, al di là dell’evento giostra equestre Sartiglia, il primo impatto che io ho avuto è quello di essere finito in una delle sagre fotocopia che rallegrano i mille paesi della Sardegna in ogni periodo dell’anno.

Niente da dire sulle sagre, feste di popolo, di stomaco, di bicchiere e di allegria, momenti conviviali e di vera immersione in mezzo alle persone. Amo le sagre quando sono reali, immersione in una realtà popolare e onesta, senza costruzione per buggerare allocchi occasionali. Rimane però il fatto che le sagre così come ultimamente sono proposte rendono ogni luogo uguale, azzerato dai banchetti di torrone itineranti, dai bracieri dai fumi imponenti, dalle spine che spillano vino e birra, dai bagni introvabili, dai camion “caddozzoni” tripudio di wurstel, cipolle e patatine fritte.

Ecco, abbiamo tanto a cuore la nostra identità ma quello che emerge in questi eventi è solo una omogeneizzazione diffusa e distraente dall’evento stesso. Il rischio è di farli piombare in un anonimato rendendo gli eventi stessi collaterali alla motivazione sagra. Credo potrebbe essere utile rendere centrale l’evento disciplinando spazi e (perché no) anche le attività di ristorazione privilegiando chi distribuisce prodotti tipici, conoscenza del territorio e della cultura gastronomica e della tradizione al di fuori delle piccolissime isole approntate in alcune zone e assediate dall’inferno gioioso dell’arrosto fumante. Penso a sistemi di ticket per degustazioni, a menù da asporto, da percorsi di conoscenza delle tradizioni. Essere vetrina del territorio, non scaffale disordinato.

Si può fare una festa popolare senza che sia una delle altrettanto discutibili rassegne gastrofighette dall’unico scopo della redditività degli organizzatori. Voglio anche io poter gustare una salsiccia con del pane e un bicchiere di vernaccia ma magari con il pane fatto in casa, la salsiccia di cui conosco l’origine e della vernaccia di cantina e non da supermercato.

Penso che eventi internazionale come la Sartiglia possano davvero diventare espressione del territorio, vetrina, occasione per far conoscere meglio un prodotto da fruire in altra stagione e con più calma ma per fare questo deve proporsi come prodotto omogeneo e onesto. La festa di popolo e l’evento posso essere prodotto eccellente se organizzato e disciplinato con più attenzione.

Tradizione e modernità possono coesistere ed essere determinanti quando non si svilisce il prodotto a discapito della monetizzazione immediata o della oggettiva complicazione organizzativa che comporta un modello più complesso.

Tradizione e modernità alla #sartiglia di Oristano.

Tradizione e modernità possono essere un grande vantaggio per emergere in un mondo dove essere unici e non riproducibili è la premessa per poter avere alta redditività, lunga prospettiva, sviluppo sostenibile.

È sempre una questione di scelte e di futuro.

È sempre una scelta nostra.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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