Parto dalle considerazioni fatte a Trieste il 14 maggio 2014, sei mesi dopo l‘alluvione di Olbia e gli accadimenti #allertameteoSAR.

  • Creare un social media team di protezione civile che gestisca gli account e funga da tramite tra protezione civile sul territorio e cittadinanza;
  • Creare liste di volontari digitali pronti ad intervenire in maniera autorevole e capace in loco;
  • Codificare gli hashtag di conversazione delle emergenze e georeferenziarli.

Le difficoltà di questi giorni (in Sardegna) nella veicolazione delle informazioni, strette da una parte dalla giusta prudenza per eventi di questo genere e dall’altra dalle rigide procedure di protezione civile pone come urgente la revisione delle procedure di informazione per gli allerta meteo e per l’informazione post evento.

Innanzitutto la revisione della presenza on line:

  • un sito internet più snello dove in home devono comparire in enorme evidenza le news di aggiornamento, poi le procedure, faq e consigli per la cittadinanza e per ultimo, in spazi risibili, le comunicazioni istituzionali;
  • una pagina facebook che veicoli gli allerta e le informazioni di servizio;
  • un account twitter che funga da canale di prima informazione in live twitting;
  • un BOT Telegram che dia informazioni di emergenza via chat testuale;
  • un sistema di allerta via SMS.

La formazione di un social media team d’emergenza coordinato dalla protezione civile è poi una soluzione intelligente: come la protezione civile attiva le squadre di emergenza per aiutare dove serve sarebbe auspicabile la creazione di un social media team diffuso che funga da hub informativo autorevole e collettore di informazioni verificate durante le emergenze.

La formazione degli addetti di comunicazione degli enti locali è altresì importante. I comuni soprattutto devono essere in grado di informare tempestivamente la cittadinanza secondo le direttive impartite dalla Regione e quindi saper usare i canali di informazione credo che rientri perfettamente nel loro ruolo di informare il più possibile.

La creazione di un protocollo in cui si indicano con precisione le fonti e come anche condividere i messaggi porterebbe a una copertura più capillare del territorio.

Attenzione particolare agli anelli deboli: anziani, bambini ma anche chi non parla italiano: inserire nel social media team dei punti di riferimento per queste categorie per poter informare tutti.

Queste sono solo idee e spunti, sarebbe interessante che si sviluppasse un dibattito perché una cosa è certa: così non funziona e non si può più andare avanti senza cambiare qualcosa.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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  1. […] giorni fa ne parlavo in un questo post e ci ritornerò nei prossimi […]

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