Dal rapporto Sociometrica (sempre grazie Antonio Preiti) sulla ricchezza dei comuni turistici italiani si rileva in sintesi che:

  • vincono le città, più interessanti e innovative del mare;
  • il fenomeno delle seconde case che blocca la crescita delle nuove destinazioni del sud;
  • il primato di Roma e l’ascesa di Napoli.

(potete scaricare il report qui sociometrica.it/works/la-ricch e l’articolo del Sole24ore qui )

Estrapolo il focus sulla Sardegna sulla classifica delle città relativo alla creazione di valore aggiunto:
Posizioni:

  • ALGHERO 32
  • OLBIA 42
  • CAGLIARI 61
  • OROSEI 78
  • VILLASIMIUS 79
  • BUDONI 92

Dall’analisi si può leggere che soprattutto Olbia e anche Alghero sono in deciso rialzo come attrattori “comunali” e come scrive Antonio

“Da questi dati emerge con grande evidenza che la creazione di ricchezza non è data solo dal numero degli ospiti, cioè dal numero dei turisti, ma dall’insieme dell’organizzazione turistica che vi è collegata, perciò dalla capacità delle destinazioni di costruire intorno al soggiorno, anzi a partire dalla tipologia del soggiorno, un’offerta con effetti moltiplicati sull’economia di valore maggiore.

Vero è che si tratta di destinazioni che hanno una lunga storia turistica, quindi di economia dell’ospitalità, mentre quelle del lato destro sono, relativamente, più “recenti”. Tuttavia, il loro passaggio dal modello guidato dagli affitti brevi a quello guidato dagli alberghi sembra un elemento necessario per allineare le presenze turistiche alla loro capacità di generare reddito per la collettività.”

In senso più generale per l’Italia l’organizzazione dell’accoglienza e dei servizi diventa sempre più strategica per una creazione di valore che non sia solo fatturato ma anche reputazione che porta a redditività sostenibile.

C’è tanto da lavorare per fare in modo che non sia solo una questione di valore economico ma prima di valore umano, sociale e di comunità (e poi anche economico) che faccia crescere le destinazioni e i turisti in un percorso consapevole e non in una offerta massificata e dalla vita sicuramente breve.

E vista l’estate che stiamo passando, tra clima complicato ed estremo, competitività economica in affanno, concorrenti agguerrite e organizzazione e qualità oggettivamente in ribasso il marino balneare è arrivato forse a un momento se non di svolta quantomeno di riflessione, al di là delle glassature glamour o di storytelling esperienziale spesso così tanto inutili se non dannose.

Il turismo va riscritto e ripartire dalle basi, soprattutto dalla cultura dell’accoglienza è probabilmente il primo passo per farlo, oltre che per l’organizzazione di tutti quegli aspetti che la compongono.

Oggi, ora, non domani.

Perché la crisi è dietro l’angolo, anche se facciamo finta ancora di non vederla.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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