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Era un sabato bellissimo, di un’estate appena iniziata.

Il mare era un vociare di bambini impanati nella crema e nella sabbia. Mio padre sorrideva guardandoli, con il giornale in mano e mia madre petulante di fianco.

Noi 20enni, in disparte, a salutare gli amici estivi e a godere della vista di ragazze che iniziavano a scoprire la pelle bianca e profumata.

23 maggio 1992.

La notizia si sparse presto, tra l’incredulità di quel villaggio estivo in allestimento.

Ricordo gli occhi di mio padre, lucidi di rabbia, quella parola detta tra i denti, fuori luogo per il suo essere mite e attento alle parole.

“Bastardi”

Le lacrime di mia madre, quella piccola tv in bianco e nero che avevamo nella cabina subito accesa,

il gruppo di gente intorno a chiedersi cosa, come, perchè,

la disperazione dei cronisti dell’epoca, le parole lanciate come coltelli a ferire il cuore affranto di milioni di italiani.

Le prime immagini, quel cratere come avevamo visto solo in Libano, il senso di impotenza.

Ricordo il silenzio degli adulti nel vociare incosciente dei bambini, la certezza che nulla sarebbe stato più come prima.

Ricordo di essermela presa con Dio. 

Ricordo quell’uomo, sua moglie, la sua scorta.

E’ in quel momento che ho avuto la consapevolezza che non si può far finta di niente.

Ricordo, quel giorno, di essere diventato adulto,

e di aver lasciato il mio animo bambino

a giocare nella sabbia in quella giornata di 20 anni fa.

,
insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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0 Comments

  1. grazie per il tuo ricordo…il mio invece è legato ad un anno triste anche personalmente…mio padre (che mi ha trasmetto passione civile) tumore rene e metastasi al cervello malato da tre anni..tre anni indicibili..durante i turni da lui tutta la famiglia si era letta il libro intervista a Giovanni Falcone diventando uno di casa..in marzo è morto mio padre..20 anni fa appena sentita la notizia sono andata al cimitero da lui come se dovessi raccomandarglielo che gli facesse da guida nell’altro mondo…ed ancora adesso era come uno di famiglia

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