Per quelli che si chiedono perché tanto (eccessivo?) clamore per il Papa la spiego semplice: l’essere umano dalla notte dei tempi ha bisogno di speranza e la figura del Papa e la religione sono i rappresentanti globali più carismatici e credibili da millenni, a prescindere dal credere o meno in un Dio.
L’uomo desidera sperare che il mondo possa essere un posto migliore e più giusto, tutto qui.
E oggi un Papa che proverà a trovare la formula per riportare la speranza nel quotidiano ha un grande, grandissimo impatto.
La nostra vita è assediata dalla paura della catastrofe globale ma anche da quelle di prossimità, dalle preoccupazioni e ingiustizie, dalla mancanza di fiducia nel prossimo e nel sistema che ci governa, a tutti i livelli.
E come al solito siamo in attesa di qualcuno che con una bacchetta magica o un miracolo risolva tutti questi problemi, perché a nessuno piace faticare, sacrificarsi, pensare quanto sia anche responsabilità individuale il declino di questa derelitta umanità.
Ma la domanda da farsi è quanto stiamo facendo noi affinché ciò che ci sta vicino possa essere migliore, perché le persone che incontriamo le lasciamo scorrere senza farci domande, perché non siamo parte attiva delle comunità ma like isolati in sondaggi sociali a squadre?
Quanto “non è un mio problema” abbia distrutto tutto il nostro mondo.
Ecco, ripartiamo da questo, dalla fraternità che non significa appartenenza religiosa.
Dalla responsabilità individuale di fare ciò che possiamo per aumentare il valore di ciò che incontriamo senza necessariamente dover monetizzare il nostro tempo.
Essere generosi, insomma, che significa vivere gratificati in un mondo da costruire insieme più come relazioni che come moneta o metri cubi, in pace e nelle diversità che ci rendono straordinaria umanità.
E la speranza che Papa Leone XIV possa essere perfetto per questo ruolo nel solco innescato da Papa Francesco la trovo molto alta e confortante.
