Dopo una primavera arsa e un’estate accaldata stiamo adesso vivendo un inizio di autunno incredibilmente rovente con temperature estive e spiagge ancora frequentate.

Negli ultimi anni abbiamo assistito sempre più a code d’estate sempre più lunghe e a inverni miti inframezzati da eventi spesso violenti portando il nostro clima a passare dal mite e tipico mediterraneo al più imprevedibile sub tropicale.

Al di là delle questioni ambientali riguardo responsabilità e soluzioni vorrei provare a capire come a livello turistico questo possa influire sui movimenti.

Siamo stati letteralmente alluvionati da proclami del politico di turno sulla necessità di scaricare i periodi di maggior afflusso per spalmarli sui periodi di scarsa attrattività, la famosa destagionalizzazione, il Sacro Graal del turismo italico.

Dopo investimenti possenti su mille attrattori secondari per incentivare i turismi di nicchia (ovviamente nel solco della sostenibilità, giammai) e quasi sempre con scarsissimi risultati numerici ci ritroviamo ad avere un clima così mite che forse la destagionalizzazione sarà naturale, allungando la stagione marino-balneare partendo dalla primavera e arrivando fino all’autunno.

Sarà infatti sempre più frequente poter proporre un turismo marino balneare fuori dalla tradizionale stagione 15 maggio – 15 settembre con una capacità attrattiva nettamente superiore a qualunque tipo di altro turismo.

Perché è indubbio che il mare sia il prodotto più semplice e ricercato e l’Italia rimane una destinazione che oltre al mare (ma con il mare) offre un valore aggiunto nettamente superiore a tante destinazioni.

La dinamicità del mercato però impone cambiamenti che significa poter intercettare il mercato nei periodi di bel tempo con tempestività

Questi ultimi dieci giorni di ottobre saranno una coda lunga d’estate, essere pronti con dei pacchetti last minute potrebbe garantire una redditività interessante, magari legata a esperienze collaterali (come enogastronomia, ambiente e cultura).

Certo, sappiamo che le strutture per essere avviate e tenute aperte hanno necessità di investimenti e coefficienti di riempimento alti però forse cambiare il modello e rendere “modulari” alcune strutture per poterne aprire solo una porzione potrebbe essere una soluzione intelligente.

Ancora più intelligente potrebbe essere quella di rendere finalmente efficiente, organizzato e soprattutto legale il grande settore dell’extralberghiero facendo sì che soprattutto fuori dalla stagione marino balneare possano andare incontro con dinamicità e tempestività a quella domanda che altrimenti cerca altre destinazioni (Mar Rosso e Canarie, ad esempio).

Rivedere le strategie per fare in modo che in una settimana come la prossima dove in Sardegna ci si aspettano 35 gradi si possa intercettare dei turisti che possano apprezzare il mare nelle stagioni non prettamente estive.

Insomma, se il turista non si destagionalizza allora la destagionalizzazione va dal turista.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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1 Comment

  1. Se il turista è annche un operaio perché le fabbriche chiudono solo ad ogosto?
    Cambiare mentalità, sopratutto al sud, é fondamentale per un rinascita culturale turistica, bisogna lavorare su questo per un rilancio vero.

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