Caro Ministro, le scrivo più per mettere in ordine i pensieri arruffati di questo periodo complicato che per una sua risposta, visto l’assenza di interazione con i cittadini come cifra stilistica del suo primo e anche di questo suo incarico.

Scrivo perché come sicuramente sarà alla sua attenzione viviamo un momento di difficoltà estrema nel comparto turistico, culturale e dello spettacolo ma questa non sembra essere la percezione generale.

Abbiamo vissuto il lockdown con pazienza e fiducia, attendendo la riapertura con la speranza in una veloce ripresa, anche se con mille dubbi purtroppo amplificati da una scarsa o assente informazione riguardo le azioni da mettere in campo (finanziamenti e regole, soprattutto).

Abbiamo provato a far ripartire il comparto turistico (quello della T di MibacT) buttandoci nella mischia e interpretando pratiche e leggi al limite della surrealtà investendo danaro, risorse proprietarie, tempo e mettendoci la faccia.

Abbiamo provato a fare lo slalom tra regole, dichiarazioni e decreti che cambiavano tra regione e regione e tra ministro e ministro rassicurando i turisti e provando a ripristinare una sorta di normalità.

Eppure tutto questo è servito a poco per il sostanziale fallimento della stagione turistica e delle azioni impostate per provare a salvarla.

Sorvolando sulla sostanzialmente inutile azione del bonus vacanze che come tradizione del voler accontentare tutti ha finito per farlo con nessuno la cosa che salta agli occhi è la sostanziale assenza di strategia e visione per la prossima stagione turistica 2021.

Perché come è noto, caro Ministro, la stagione turistica si deve progettare almeno l’anno prima, per andare a cercare gli accordi per attivare i flussi turistici, per preparare le offerte economiche, per investire nella manutenzione o nell’adeguamento normativo delle strutture, per chiudere i contratti con il personale, per gli accordi con i fornitori e mille altre quisquilie che non appaiano agli occhi dei più che pensano sia invece tutto molto più semplice.

Per questo sarebbe stato utile e necessario avere delle certezze per esempio su eventuali contributi a fondo perduto per non far fallire la grande parte delle attività (anche se comprendo che politicamente il turismo non apparendo all’opinione pubblica come un soggetto unico quale ad esempio Alitalia siano percepiti come meno importanti).

Invece con rammarico noto che la sua azione politica si limita al solo dicastero della Cultura che ha assolutamente la dignità di essere seguito e rappresentato al massimo livello ma rimane comunque una parte del suo incarico ministeriale.

Capisco che il Turismo rimanga un comparto marginale anche nelle sue mai celate passioni personali ma credo che come servitore dello stato abbia il dovere di dare risposte concrete alle giuste attese di un comparto che vale una fetta importante del PIL e crea le condizioni affinché tante attività economiche e social siano considerate eccellenze e unicità nel mondo, prima fra tutte le sua amata Cultura.

Scrivevo giorni fa che

occorre pretendere un ruolo centrale nello sviluppo economico del paese, occorre mettere insieme le risorse più brillanti (cogliendo l’occasione per svelare l’inconsistenza di taluni, anche) per progettare l’Italia turistica del domani. Un’Italia sostenibile nel salvaguardarla senza cristallizzare l’unicità e specialità che ci rende riconoscibili e speciali, investendo e innovando la nostra offerta con le straordinarie opportunità delle nuove tecnologie (che non sono solo il digital marketing solitamente buono a glassare l’inconsistenza della politica mediocre) e creando le premesse per un benessere umano ed economico non vocato solo al profitto ma alla crescita come collettività in valore, umanità, socialità.”

Credo che lei concordi con queste parole perché altrimenti non capirei il lungo e complicato percorso che ha portato lei stesso a promuovere il Piano Strategico del Turismo (PST 2017-2022)

Ecco, abbiamo necessità di progettualità, di visione ma anche di azioni concrete.

Abbiamo bisogno di attenzione e non di una distratta dichiarazione sui giornali quando c’è una campagna elettorale o per rinforzare le azioni della Cultura.

Caro ministro Franceschini, lei ha sempre avuto poca passione per il comparto turistico che vede come contrapposto al comparto Cultura, forse perché poco qualificante e anche un po’ rozzo, preso dalla volgare necessità di vendere camere, di gestire popolari flussi, di sopportare orde sguaiate di battaglioni di turisti alla ricerca più della pasta Alfredo che del garbato ed elegante Rinascimento.

Una sua idea ben precisa di turismo legato alla cultura come attrattore principale, ai flussi minimi, alla rinascita dei Borghi, al turismo lento dei cammini e dell’enogastronomia di qualità.

Un turismo a misura del comparto Cultura, insomma. 

In un contesto come quello che stiamo vivendo, dove la gran parte del comparto è in ginocchio dall’assenza di flussi suona quasi offensivo ascoltarla mentre continua a parlare dei fallimentari buoni vacanza per gli italiani senza invece dare riposte alle giuste istanze del comparto turistico.

Il turismo è una industria e come tale deve essere trattata. Incentivi per tenere in piedi le attività, formazione, creazione di rete di prodotto sicuro e spendibile, agevolazioni, sovvenzione e sostegno per i lavoratori, questo (e tanto altro) servono.

Perché non si può pensare di sistemare il comparto facendolo indebitare ulteriormente o sostenendo solo i lavoratori: un’azienda non è solo i lavoratori che ci lavorano, se magari fosse sfuggito.

E se non si riesce a inquadrare il comparto dal punto di vista industriale per la questione anche delle illegalità, classificazioni poco ortodosse e strategie frammentate e spesso inutili la colpa non è degli operatori ma di uno stato e delle regioni che non hanno saputo attivare una governance che non fosse penosa, autoreferenziale e spesso anche tragicamente dannosa.

Organizzare una strategia (al di là delle parole scritte in un piano strategico) significa anche dargli gambe (operative e finanziarie) per organizzare e rendere moderna una destinazione dalle potenzialità immense come è l’Italia. Questo non è stato mai fatto, pensando di gestire il turismo con quattro spiccioli e idee spesso stanche e datate. 

Per questo forse la soluzione più intelligente e comoda, caro Ministro, è lasciare il fastidioso Turismo e concentrarsi sulla più gratificante Cultura: lo dico per lei, lo dico per noi.

Magari in capo alla Presidenza del Consiglio si potrà avere più attenzione e considerazione di quella avuta negli ultimi decenni, magari si riusciranno ad avere atteggiamenti, parole ma soprattutto silenzi meno imbarazzanti e più finanziamenti delle abituali e infastidite elemosine, magari ci sentiremo meno presi per scolaretti stupidi che non vedono il meraviglioso futuro che ci attende da politici che dall’asilo e dalle visioni senza responsabilità diretta non si sono mai mossi.

Perché noi questo chiediamo, caro Ministro, il rispetto.

Perché lavorare in un albergo, avere una struttura piccola o grande che sia, far vivere esperienze indimenticabili o lavorare per raccontare tutta questa bellezza è un lavoro che ha la stessa dignità e gli stessi diritti degli altri e merita la giusta attenzione e le giuste e concrete azioni per scongiurarne il tracollo.

Lo stato di crisi del turismo è un dato di fatto, sarebbe il caso di renderlo ufficiale e attivarsi per risolverla, questa crisi.

Il turismo muove il 13% del PIL: significa tanto, in termini economici. 

Mi auguro si capisca, anche termini di milioni di voti.

Perché il tramonto di questa stagione non diventi il sipario di una tragedia sociale.

Cordialmente.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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