Tra un mese avremo un nuovo governo regionale che gestirà per i prossimi cinque anni lo sviluppo del turismo della Sardegna in un momento molto delicato.

Molto delicato perché le tendenze indicano un sostanziale arresto del trend positivo di mercato degli ultimi anni e per le complicazioni dell’avvio di un nuovo modello che si fonda su Piano Strategico, DMO e Legge sul Turismo che deve essere ancora metabolizzato e avviato.

Sarà quindi interessante capire le idee di chi vorrebbe governare questo settore enorme, complesso, trasversale e determinante per lo sviluppo della nostra isola.

Vorrei prima di tutto capire quanto il turismo sia davvero centrale nelle politiche al di fuori delle parole e della campagna elettorale. Capire quanto peso avrà l’assessorato nelle competenze trasversali con gli altri assessorati o se sarà in capo alla presidenza, ad esempio.

Merita anche attenzione il conoscere l’impegno concreto per incrementare il bilancio dell’Assessorato al Turismo (che è anche Artigianato e Commercio) che non può raccogliere meno dell’uno per cento del bilancio regionale: se a parole è strategico lo sia anche nell’impegno di investimenti importanti, allora.

Vorrei poi capire ad esempio se il lavoro di questi anni verrà proseguito nella traccia lasciata dal Piano Strategico “Destinazione Sardegna 2018-2021” o se chi arriverà deciderà di cambiarlo ( se non lo conoscete voi lettori, perché son sicuro che i candidati l’avranno letto tutto prima di parlare di turismo, potete leggerlo qui in sintesi breve e in versione completa). Perché se dopo tanti anni si è finalmente arrivati alla sintesi di un piano strategico è importante sapere se si dovranno perdere altri anni dietro la riscrittura onerosa del piano o invece si possa aggiornare e modificare (come è normale e giusto che sia per un documento strategico).

E in questo elenco (non in ordine di importanza ma solo per appuntarmelo a futura memoria), sarà interessante capire la visione strategica riguardo il modello Sardegna al di là del piano strategico, quanto e come integrato con l’ambiente, con l’agricoltura, la cultura, i trasporti. Capire se sarà un modello sostenibile e ad alta redditività o invece che punta sui numeri senza andare troppo per il sottile. Perché pensare al turismo senza pensare di essere coordinati con questi è ragionare senza gli attori che di fatto possono limitare o invece rendere efficace qualunque strategia.

E anche perché oggi sono evidenti le difficoltà delle destinazioni in crisi di overtourism per aver cercato modelli ad alto afflusso puntando sull’economicità con inevitabile ricadute in termini di carico urbanistico e ambientale e scarsa redditività.

Vorrei poi capire come l’avvento delle nuove tecnologie e delle nuove forme di comunicazione verranno utilizzate per supportare la promo commercializzazione della Sardegna con una strategia digitale davvero innovativa, se sarà realizzata con la struttura interna, con una creata ad hoc o con incarichi esterni.

Mi piacerebbe conoscere quanto sarà importante per i candidati puntare alla promozione della Sardegna come brand unico (peraltro già riconosciuto e ben posizionato) e non come somma (se non accozzaglia) di migliaia di luoghi, attrattive, eventi e offerte frammentati e con scarsissima penetrazione nei mercati.

Sarei poi curioso di capire cosa ne pensano delle centinaia di eventi patrocinati e spesso anche finanziati senza che esista un calendario unico da vendere come spina dorsale di prodotti turistici integrati.

Avrei anche qualche domanda sulla gestione della ricezione sommersa limitata dalla Legge sul Turismo (per voi lettori in versione completa , perché son sicuro che i candidati l’avranno letta tutta prima di parlare di turismo): se sarà ancor di più contrastato il sommerso facendo emergere tutte le attività ma anche se questa enorme capacità di ricezione possa essere in qualche maniera organizzata per essere un prodotto turistico a tutti gli effetti.

Sarebbe gradito capire se le competenze interne saranno potenziate con adeguata formazione e/o integrate con le nuove professionalità emerse negli ultimi anni. Sarei infine davvero impaziente di sapere quanto la formazione degli operatori sarà davvero impostata in funzione delle figure che il mercato richiede anche riguardo gestione, organizzazione e comunicazione o se invece continueremo a creare solo personale di bassa qualifica e non management.

Mi sono anche limitato, devo dire. Perché ne avrei ancora da dire riguardo immagine coordinata (ovunque per promuovere il brand), strategie condivise (con incontri a scadenza almeno semestrale), redazioni diffuse per coordinare promozione e comunicazione turistica, coinvolgimento di attori esterni come i circoli, l’Enit, brand sardi e via discorrendo, piattaforma di controllo dei dati aggiornati per verificare, calibrare e cambiare le strategie sui mercati, infopoint regionali in carico ai comuni, co-marketing con porti e aeroporti, ferrovie e trasporto pubblico locale, biglietti unici integrati per cultura e trasporti, fiera del turismo digitale, eno gastronomia di qualità, cammini religiosi e non, vela, golf e luxury, turismo attivo e via discorrendo.

Il turismo insomma è materia complessa e dispiace vederlo trattato come argomento da birreria, da persone che conoscono solo la superficie e rischiano di banalizzare un settore che invece potrebbe davvero rappresentare un sicuro sviluppo immediato, duraturo e sostenibile.

Per questo, per poter evitare prese in giro, mi sento di dare qualche consiglio per gli elettori quando ascoltano interviste, dichiarazioni o comizi dei candidati di tutti gli schieramenti:

Se state ascoltando un candidato che usa termini come sinergia, fare rete, fare sistema regalategli un vocabolario e scappate a gambe levate.

Se il candidato parla della Sardegna come il posto dove c’è tutto quello che un turista vorrebbe avere ditegli che esistono migliaia di posti al mondo con le stesse potenzialità e che la differenza la fanno quasi sempre servizi, costi, accessibilità. Regalategli un biglietto, ditegli di viaggiare molto, imparare e poi voi scappate a gambe levate.

Se sentite “dobbiamo essere come le Baleari” e si citano i numeri degli arrivi aerei confrontandoli con quelli della Sardegna regalategli (per studiarlo) il piano strategico del turismo della Spagna e poi scappate a gambe levate.

Se qualcuno azzarda metafore come “Il turismo è il petrolio della Sardegna” o “può essere il volano dell’economia” regalategli un libro sulle metafore per aggiornare le sue vecchie di trent’anni e suggeritegli una metafora perfetta.

Il turismo è il turismo, non ha bisogno di metafore ma di serietà e lavoro.

E poi, ovviamente, scappate a gambe levate.

Se un candidato per darsi un tono smart usa frasi del tipo “useremo i social” o “punteremo sul turismo esperienziale condiviso con visual storytelling” non scappate, chiamate l’ambulanza e fatelo ricoverare per overdose di luoghi comuni.

Se cita la blockchain e l’intelligenza artificiale purtroppo non c’è speranza, avvisate i suoi cari e ditegli di fare testamento crittografato end to end.

Al di là della facile ironia non facciamo che anche queste elezioni siano campo libero per i cialtroni.

Fate domande, adesso. Perché dopo sarà difficile che vi ascolti qualcuno.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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