Ricordo con tenerezza i tempi in cui la politica era argomento che vivevi per i titoli di giornali, per il TG delle 20 e per le discussioni con gli amici in poche e circoscritte occasioni.

Era passione e futuro, certo, ma rimaneva uno dei tanti argomenti di discussione nella normale vita delle persone normali.

Oggi non viviamo più la politica ma dentro la politica che è diventata immersiva, pervasiva, sfiancante e soffocante.

Ogni media (dai tradizionali ai digitali che ormai sono anche loro diventati tradizionali, in effetti) passa l’intera giornata a rincorrere e fornire notizie, dichiarazioni, smentite, distinguo, discussioni e polemiche in un loop infinito.

Noi viviamo immersi in questo liquido denso e vischioso, trascinati ad alimentarlo con contributi che dovrebbe servire a capire di più ma di fatto aumentano solo il rumore e l’incomprensione.

E così chi domina i media nella tecnica borderline dell’esserci ad ogni costo e del basta che se parli aumenta la propria rilevanza nella infinita corsa alla conquista dell’elettore come fosse un cliente di un supermarket.

Insulti 3×2, dignità ribassata, fascismi in saldo, irrisione in offerta speciale diventano volantini social da distribuire nelle cassette account per essere distrattamente letti, superficialmente commentati, apprezzati o condivisi e per poi essere gettati nel cestino dell’oblio.

In questo sistema comunicativo nebuloso e malsano viviamo una realtà immersa e contaminata dal digitale che racconta storie che spesso sarebbero facilmente riconducibili allo stato di baggianate ma che diventano invece racconto consolidato dai numeri e quindi credibile.

Dichiarazioni incredibili che un bambino di tre anni smonterebbe con facilità controllandone la provenienza diventano argomento di discussione del giorno fino alla smentita che però quasi mai è vista come la verità ma come un tentare di nasconderla. Superiamo il livello della falsità per elevarci a un livello quasi onirico.

Siamo in piena Era della Surrealtà, insomma.

Un’Era che non vuole credere alla realtà per pigrizia, indolenza, ignoranza ma che preferisce sognarne un’altra, di racconti fantastici propinati da affabulatori professionisti creatori di mondi di parole più belli e gratificanti della triste realtà nella quale ci dobbiamo dimenare.

Sempre più immersi in questo racconto avremo sempre più difficoltà a capire la verità, avremmo sempre più difficoltà a far sentire racconti alternativi, a essere creduti, a vivere una reale democrazia di parole.

Anche perché chi si discosta dalla surrealtà mainstream viene duramente accusato di atto sovversivo, del voler nascondere qualcosa, dell’avere qualche interesse nascosto per farlo.

In questo meraviglioso mondo surreale la realtà è derisa, aggredita, bandita e non vedo via di uscita se non con una possente opera di educazione civica e digitale che ovviamente non è la priorità di nessuna politica.

Aspetto, nel mio bunker social, mentre sfrecciano proiettili di propaganda e detonano bombe di disinformazione. Aspetto che le persone, con calma, riprendano a discutere dei fatti, che controllino le fonti, che si fidino delle persone e riprendano a dare valore alla realtà.

Quella delle discussioni con gli amici, quella dei media, anche quelli digitali.

E la surrealtà sarà solo confinata ai racconti di fantasia nella pagina della cultura della domenica o ai sogni e incubi di un pigro riposo pomeridiano.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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