Presentate alle Commissioni Industria e Turismo di Camera e Senato dal Ministro Centinaio le linee programmatiche in merito al turismo. 

La principale novità riguarda l’integrazione delle strategie turistiche con quelle del ministero delle politiche agricole e quindi

nel contesto integrato del MiPAAFT, rendere il lavoro sinergico tra i due settori quanto più concreto possibile:
–    definendo una strategia di promozione organica, basata anche su un ruolo primario dell’enogastronomia,
–    disegnando in ottica spaziale, normativa ed amministrativa gli ambiti dei distretti del cibo accanto a quelli turistici,
–    lavorando sulle specificità territoriali anche delle aree interne, in ottica di costruzione di un’offerta realmente efficace, oltre che economicamente efficiente.

Appare decisa quindi la sterzata dalla strategia turistica del precedente Ministero targato Franceschini che puntava principalmente sugli aspetti culturali rispetto alla scelta del cibo e dell’enogastronomia come attrattore e motivazione di viaggio, soprattutto delle aree interne.

Passando alle azioni la prima viene indicata come la revisione (come tradizione di tutti i ministri) della funzionalità di Enit

Enit deve essere il centro di una strategia focalizzata, deve essere in grado di fornire un piano strategico coerente, sviluppare una strategia prodotto, attivare sinergie territoriali in pieno supporto alle autonomie regionali. Il tutto in un’ottica di brand nazionale che va affrontata una volta per tutte.

 

In particolare sulla comunicazione si focalizza la modalità :

Comunicare con gli strumenti che abbiamo a disposizione ora nel mondo richiede regole chiare e messaggi condivisi.
Enit, nella sua strategia, deve essere in grado di indicare ed analizzare al meglio i mercati obiettivo, potendo di fatto supportare l’azione del settore privato e contribuire allo sviluppo delle destinazioni turistiche del nostro Paese.

 

e la centralità della rete internazionale per fare in modo che Enit, in questa nuova veste, possa

diventare la Casa del Turismo, ospitando all’interno dei suoi uffici di Via Marghera anche il nuovo Dipartimento del Turismo che creeremo in questi pochi mesi. Sono convinto che la prossimità tra vigilante e vigilato, tra strategia e operatività ci aiuterà a semplificare e razionalizzare e ad ottenere risultati importanti.

La creazione e  l’accorpamento delle struttura strategica e operativa per un maggior controllo dell’efficacia delle azioni, quindi.

Corposo e articolato intervento sull’uso dei dati e del digitale nel turismo.

Sulla questione dei dati, dei numeri che descrivono il settore Turismo e ne aiutano la comprensione coadiuvandone l’orientamento strategico pubblico e privato c’è

l’ intenzione di  sistematizzare la gestione dei dati nazionali, affrontando il problema delle fonti e lavorando sulla raccolta ed elaborazione affinché i numeri siano veramente utili, oltre le analisi storiche, anche e soprattutto a livello previsionale.

Questo è un grande problema: la pluralità di fonti, spesso non in tempo reale, non consentono infatti di avere una valutazione reale e corretta dell’entità dei flussi (e non si riesce neanche a stimare il sommerso), né tantomeno della loro composizione, impedendo de facto qualsiasi tipo di programmazione, previsione e controllo.

In concreto si vuole

centralizzare in Ministero (coinvolgendo oltre che le Regioni, terminale primario di raccolta dati, e le fonti statistiche tradizionali (Istat e Banca d’Italia, tra tutte), anche una serie di attori sia di Governo che di impresa (ad esempio al Ministero dell’Interno, quello degli Esteri e agli operatori telefonici ed ai loro big data) per la creazione di un sistema unitario di raccolta che operi su base nazionale e in tempo reale, secondo direttive di impostazione previsionale.

La convinzione del ministro Centinaio è che  una volta intervenuti in questo ambito si possa misurare e trovare la classifica  l’Italia completamente diverse da quelle sinora diffuse e soprattutto si potrà essere in grado di entrare finalmente nella gestione dei flussi (entrata ed uscita) con più profondità e cognizione di causa e potremo concentrarci più che sul quanto, sul quale, passeremo ad occuparci del turismo di qualità più che di quantità.

L’ambizione (molto grande) è quella

di attivare un processo di trasformazione consapevole e coordinata per riportare il settore del turismo italiano al centro delle dinamiche mondiali, come protagonista e come esempio da seguire.

Sul digitale poi si mette l’accento sul  cogliere l’opportunità della trasformazione digitale in maniera più decisa.

Si citano alcune iniziative come il Wi-Fi nazionale (già avviate) e l’Art bonus sulla digitalizzazione (scarsamente utilizzato da parte delle imprese) e che

dimostra che in Italia c’è ancora molto lavoro da fare per “aggiornare” l’offerta e mettere gli operatori nelle condizioni di sfruttare le opportunità offerte da un’utenza – specie internazionale – che è sempre più connessa, digitale, veloce, i cui gusti e preferenze non vanno solo intercettati ma anche influenzati e guidati.

 

Sulla semplificazione burocratica legata alle nuove pratiche digitale si pensa possa servire a:

–    Creare circoli virtuosi di trasparenza e dunque contribuire fattivamente alla lotta all’abusivismo
–    favorire lo sviluppo delle imprese, sia a livello dimensionale che di network,
–    interagire efficacemente con i sistemi di sgravio fiscale, sia vecchi che nuovi, ad esempio legati alle problematiche del tax refund
–    attivare sistemi innovativi di governance e di funzionamento a tutti i livelli
–    migliorare gli aspetti fondamentali del tessuto sociale.

Altro importante aspetto delle linee programmatiche strategiche sarà la formazione con un nuovo approccio più esteso e aggiornato possibile contemplando tra

le nuove professioni tutte quelle che hanno a che fare con il digitale, non solo in ambito di comunicazione ma anche e soprattutto di programmazione.

Il ministro è convinto che il turismo sia sicuramente un settore digital-intensive e l’aggiornamento professionale è quanto di più necessario nel nostro Paese. Per le professioni turistiche in genere (da sempre considerate  scelta di serie B) l’ambizione è di fare in modo che la scelta di una professione nel turismo sia, dai primi momenti, una scelta di alto profilo.

La creazione di percorsi formativi ad hoc e la migliore valorizzazione degli istituti alberghieri esistenti la soluzione insieme al porre molta attenzione alle professioni legate all’enogastronomia, secondo un piano di intervento omogeneo ed organico che consideri i nostri territori, anche da un punto di vista agricolo, i veri punti di forza per il rilancio di questo paese.

La tutela delle professioni turistiche, prime tra tutte le guide turistiche: l’intenzione è quella di lavorare ad una legge quadro che dovrà consentire alle Regioni di legiferare in maniera chiara e non solo attraverso meccanismi di “intesa”.

Sulle Guide Turistiche si vogliono identificare regole chiare relativamente al percorso di studi e al legame con il territorio scelto e/o di provenienza. Con questi strumenti e agendo sui singoli territori verranno scoraggiate e punite tutte le modalità abusive di tale professione (oggi molto diffuse) da parte di soggetti improvvisati e non qualificati, che arrecano danno sia per l’economia sia per il prestigio dell’Italia. Stesso approccio adotteremo per tutte le professioni turistiche per le quali è necessaria una definizione normativa esauriente ed aggiornata.

 

La difesa del demanio marittimo con l’intenzione intervenire per tutelarle al meglio  in pieno accordo con le Regioni che ci chiedono anche interventi normativi più estesi in ambito di demanio marittimo.

Altro argomento delicato quello sulla Tassa di Soggiorno i cui proventi  dovrebbero essere reinvestiti dal comune solo ed esclusivamente nell’ambito turistico. mentre non sempre rispettando questo vincolo di “contenuto” viene rispettato ma si seguono le priorità di bilancio o strutturali.
Il risultato è che in molti comuni, specie i più grandi, dove la tassa di soggiorno genera gettiti di svariate decine milioni di euro, il reinvestimento nell’ambito turistico è praticamente nullo.

Il Ministro quindi intende rivisitare

La situazione completamente ma resta inteso che il percorso da fare per “raddrizzare” la direzione è quello di creare un ambito di riflessione assieme ai Comuni, alle Regioni, che abbia la finalità innanzitutto di riuscire a delimitare in maniera chiara “lo scopo”, rendendo la tassa parte di un circolo virtuoso di informazioni oltre che di finanze.

Interessante la volontà di voler

introdurre nello “scopo” anche un sistema di rilevazione che – unitamente al monitoraggio dei flussi attraverso un sistema di data intelligence turistico più ampio – consenta di contribuire in maniera fattiva all’emersione dell’illegale e al contrasto dell’abusivismo.

Sulla lotta all’abusivismo c’è l’intenzione (insieme ai Ministeri competenti), di contrastare in maniera estesa, profonda e risolutiva la questione, intervenendo su vari piani e coinvolgendo in maniera autorevole i principali attori del “problema”, ad iniziare dalle grandi OlTA, Booking, Airbnb e da tutti coloro che operano sul nostro territorio godendo di vantaggi economici legati ad economie di scala e a residenze fiscali lontane e facilitate.

Il Ministro Centinaio poi è

fermamente convinto che uno dei principali strumenti per contrastare l’abusivismo è quello di introdurre una struttura normativa e dei regolamenti forti che agiscano, per iniziare:
–    sull’applicazione di un Codice Identificativo maggiormente dialogante a livello regionale ma anche, in prospettiva, nazionale,
–    su una maggiore chiarezza regolatoria per le locazioni brevi, e che prevedano un sistema sanzionatorio chiaro e realmente efficace per contrastare tutte le pratiche che stanno inutilmente danneggiando l’industria turistica del nostro Paese e contraendo le possibilità di sviluppo dei nostri territori e delle destinazioni.

Ultime considerazioni sul piano per il Sud e mobilità dove

il SUD rappresenta una delle principali sfide che voglio affrontare con questa nuova impostazione strategica con una particolare attenzione alla “raggiungibilità” delle destinazioni stesse, quindi le infrastrutture e dei trasporti che non possono prescindere dalla questione dei vettori aerei, elemento primario della direzione dei flussi e dunque anche degli accordi bilaterali con i Paesi obiettivo.

Interessante anche all’attenzione al Turismo Accessibile che

non è un turismo di nicchia, è un concetto trasversale rispetto a tutti i tipi di turismi, che si concretizza in un mercato universale, per interagire con il quale dobbiamo necessariamente mettere a sistema una visione fatta di conoscenze e competenze che oggi sono patrimonio di pochi e farla diventare invece patrimonio condiviso.

In conclusione (dalle parole del ministro)

“il piano d’azione per il turismo che ho in mente è ampio, trasversale e dettagliato. E’ un piano che richiederà tempo, dedizione e squadra. Sappiate che non intendo lasciare che queste rimangano solo parole.”

 

Se siete sopravvissuti alla fine di questo sunto vi propongo giusto due mie considerazioni finali.

Sono anni che leggo, analizzo, provo a capire e racconto il turismo: quel turismo che dovrebbe essere energia pulita, rinnovabile,  trasversale e redditizia ma continua a essere trattato come energia sporca, scomoda, puzzolente, invasiva e poco costosa, insomma il petrolio dell’Italia.

Quel turismo che l’Italia (nazione) non riesce a organizzare unitariamente perché le Regioni, i Comuni, le Province, le Associazioni, le Pro Loco, chiunque può permettersi di spendere soldi pubblici senza strategie condivise ma promo commercializzando prodotti spesso insignificanti in un mercato globale distratto e frammentario senza verificare l’efficacia delle stesse.

Quel turismo che fatica a trovare un modello, che fatica a trovare un ordine, che pensa che la specialità e l’unicità del nostro paese sia il prodotto e non invece l’attrattore, che il prodotto è qualità del servizio oltre che competitività, che è professionalità e non approssimazione, che è orgoglio delle tipicità agroalimentari e non furbo gastro anonimato, che è serietà turistica.

Quel turismo che ha milioni di esperti (mi ci metto anche io) che parlano ma che poi in concreto vogliono solo difendere la loro rendita di posizione, l’Italia degli orti turistici buona per la sagra della zucchina ma non per il mercato internazionale.

Quel turismo stupido, anche. Che non capisce che il turismo di qualità non si fa aumentando solo il prezzo del pacchetto o mettendo nel menù un Amarone ma creando filiere di prodotto, di persone e di servizi tracciabili, serie, responsabili e consapevoli, attori che coralmente creino eccellenza che il mercato cerca, apprezza, paga.

Quel turismo della politica che vive di sinergie, stakeholder, di fare sistema e di facciamo rete ma poi, al di fuori delle parole, usa il turismo solo per storytelling personale.

Quel turismo che non capisce che il digitale non è la promozione sui social a colpi di like e influencer ma identità, infrastruttura, formazione, strutturazione del prodotto, strategia, digitalizzazione dei processi, accoglienza, informazione e infine (solo infine) comunicazione e marketing digitale.

Quel turismo che continua a pensare a parole di essere strategico ma nei fatti non dimostra di esserlo.

Ecco, a parole siamo i migliori.

Aspetto di vedere finalmente i fatti.


Le linee programmatiche in merito al turismo presentate alle Commissioni Industria e Turismo di Camera e Senato dal Ministro Centinaio: comunicato stampa.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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