Turismo. Tutti a parlare di turismo e sulla Sardegna che deve sfruttare il turismo.

Ma il turismo non è deportare turisti in luoghi da cartolina e spennarli finché restano.

Turismo è offrire un’esperienza di viaggio, far assaporare la storia, osservare e gustare le bellezze e le bontà del territorio, conoscere un mondo distante dal proprio.

Tutto questo esiste ed è già pronto, in Sardegna.

E’ la storia, l’ambiente, la cultura, l’enogastronomia, la lingua, la tradizione, la gente.

Tutto questo fa della Sardegna e dei Sardi una realtà speciale e unica.

Ecco, io ho un’idea di Sardegna ben precisa.

Un piano organizzato e sostenuto dalla Regione Sardegna che parte dalla creazione di unità di accoglienza e censimento del territorio. Piccoli sportelli d’informazione comunali dotati di piattaforma web con CMS che consente l’autopromozione di eventi e attività georeferenziati oltre al racconto del territorio. Questa banca dati creata dal territorio (che ha tutto l’interesse a farsi conoscere e promuoversi al meglio) diventa base dati per un portale regione di aggregazione di contenuti per l’orientamento sia su piattaforma web che via app.

Un portale snello di marketing territoriale integrato con social e fortemente vocato ad intercettare i potenziali turisti e a fargli prenotare il viaggio completa l’offerta di informazione.

Il resto è “solo” organizzazione.

Permettere ai turisti di vivere una esperienza totale presuppone l’organizzazione del territorio, dell’accoglienza, della ristorazione, delle attività produttive, della fruizione dell’ambiente e dell’offerta culturale, dei trasporti.

Coinvolgere il territorio partendo dalle cellule minime e soprattutto dare pari opportunità a tutti è la condizione indispensabile per la buona riuscita.

Sono stati spesi milioni di euro in campagne costose che hanno portato turisti che probabilmente sarebbero venuti comunque. Intercettare nuovi flussi, anche pregiati, permette diversificazione e destagionalizzazione.

Diporto, camping, camper, seconde case organizzate, B&B, alberghi di Lusso, agriturismo e affittacamere, golf, congressi, trekking, diving, cicloturismo, e così continuando all’infinito.

Chi non conosce la nostra realtà non potrà mai decidere di venire a sbirciarla.

Non ci vuole molto, solo la volontà di organizzarsi una volta per tutte.

Mi impegno e dettaglierò meglio i vari aspetti di questa idea sperando che possa essere spunto per un dibattito serio sull’organizzazione del turismo in Sardegna.

Scherzando dico che dobbiamo aderire convinti al #sardolicesimo.

Ecco, forse è il caso di scherzare di meno e organizzarci di più.

 

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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0 Comments

  1. Impresa titanica, ma hai tutto il mio appoggio, per quel che serve. Mi viene però il dubbio che ai sardi interessi veramente questo sviluppo. (senza polemica, 50% sangue gallurese:-)

    1. Senza fare nulla non si saprà mai. Almeno ci contiamo 😉

  2. Anche io preferisco parlare di viaggiatori piuttosto che di turisti e il fatto che tu abbia utilizzato le parole “organizza/to/rci/rsi/zione” almeno 6 volte mi da serie garanzie sulla bontà del progetto che sono pronto a condividere. Mi permetto di suggerire la creazione di “connessioni” che uniscano la Sardegna ai Sardi sparsi per il mondo, grandi profeti dormienti del Sardolicesimo pronti a diffondere il verbo.

  3. Caro Insopportabile,
    quando scrivi così sei davvero in-sopportabile. Perché non solo vedi dove è il problema ma fai l’errore di individuare anche la soluzione: facile accessibile, fattibile a portata di mano.

    Ecco questo è davvero insopportabile.

    Perché se la soluzione è improbabile e quindi non si attua è facile farsene una ragione: era difficile, non ci siamo riusciti. Ma se la soluzione è anche facile beh allora questa situazione in cui si continua a fare finta di fare, a non affrontare i problemi ma a mascherarli da campagnette pubblicitarie da quattro soldi che più che turisti e nuove storie ci portano nuove Grane …beh allora tutto è più doloroso.
    Comunque ora vado a fare la valigia, carico la macchina, le figlie, il gatto e un po’ di passatelli romagnoli e arrivo in Sardegna. Che grazie all’antitrust (e non a chi governa il turismo sardo) quest’anno mi posso permettere anche di prendere il traghetto per tornare a fare il bagno nel mare blu di casa nostra.

    un abbraccio, Lidia

  4. Jan, hai perfettamente ragione. Una Regione come la nostra ha la fortuna di avere sparsi nel mondo ambasciatori del #sardolicesimo che devono essere coinvolti per sentirsi ancora figli di quella terra che spesso li ha costretti a scappare.

  5. Lidia, mi prendo l’abbraccio e il sapore buono delle tue parole. Ti ringrazio molto 😉

  6. Condivido e apprezzo tutto ciò che hai scritto e proposto, ma io la vedo un impresa ardua. La vedo ardua perché ora come ora vedo chi ci governa interessato esclusivamente a coordinare e appoggiare progetti di sviluppo energetico che non solo porterà benefici e profitto a pochi ma andrà ulteriormente a rovinare ciò che di più bello abbiamo in Sardegna, gente, paesaggio e ambiente.

  7. Condivido ! Aggiungo che ci sto provando con il portale http://www.way-commerce.com per permettere a tutti di avere un portale di servizi per gestire e promuovere la propria azienda ! Si parte dalla (geo)localizzazione e si passa alle immagini , ai video (in arrivo) e all’ecommerce(in arrivo)… prossima settimana 😉

  8. Le idee e i luoghi per sviluppare il turismo non ci mancano ma finchè i costi per arrivare in Sardegna rimarranno così elevati il turista continuerà a preferire altri luoghi.Quindi chi ci governa dovrebbe avere tra le priorità abbassare quanto più possibile i prezzi creando una vera continuità territoriale estesa a tutti.

  9. Idea brillante, sarebbe davvero un’ottima modalità di fare/offrire un’esperienza turistica nuova e sganciarci dal classico “Sardegna=mare”.
    Vedo, però, dei chiari intoppi alla messa in atto del tuo progetto: la Regione Sardegna, in primis, o meglio, chi la governa. Persone a cui non gliene può fregare di meno della nostra terra, gente che si vende in cambio di denaro, di un “porceddu” o del calcio nel culo al figlio per entrare alla ASL (vabbè, scenario tipicamente italiano). Abbiamo un governatore, Soru, che sta vendendo l’isola a chi offre di più, che modifica il piano paesaggistico regionale con l’unico scopo di dare il via libero alla costruzione di mostri architettonici sulle coste o, di campi da golf (il golf, sport regionale per antonomasia, certo), che si fa campagna elettorale con i soldi pubblici, che spende 136mila euro per sette inserti pubblicitari su “Il Giornale” (Sallusti–>Santanchè).

    E poi, ci siamo noi, i sardi. Gente che oramai si è dimenticata della propria identità. Gente che sta là ad aspettare il salvatore, da fuori. Gente inerte che non ha il più minimo rispetto della propria terra (non so di quale parte della Sardegna tu sia, ma qua, nella costa nord-est, i bordi delle strade sono decorati dall’immondizia). Gente che la benda se l’è levata dagli occhi per infilarsela nel culo (e scusa il francesismo).

    Inutile parlare dei trasporti pubblici inesistenti, dei collegamenti stradali che, cristoiddio, sono ridicoli, dei costi dei trasporti sin qui (monopolio di aziende non sarde, ricordiamocelo). Potrei andare avanti per molte, moltissime righe.

    Insomma, sono tante le cose da cambiare prima che un piano come il tuo possa prendere il via o possa trovare i finanziamenti senza che uno debba scendere a compromessi abbassandosi le mutande (finanziamenti regionali, altre grande bufala e presa per i fondelli).

    Il mio è un ritratto alquanto negativo, lo so, ma è anche tristemente realistico. L’unica via d’uscita e un risveglio collettivo, un dire “basta” agli inciuci, al clientelismo, alla schifezza che ci circonda e che ha invaso l’isola, come, d’altronde, ha invaso l’intero territorio italiano.

    Mi sono dilungata sin troppo e, forse, sono andata anche fuori tema. Chiedo scusa per ‘sta vomitata di parole, ma non ce l’ho fatta a trattenermi. Mi auguro davvero che le cose possano cambiare, e guarda, nonostante tutto, ci credo ancora.

    Un saluto.

    P.S: ultima cosa, giuro: ma che dici di ‘sta storia della zona franca?

  10. Mi piacciono le tue idee. Ci vuole un nuovo modo di presentarci.

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