Mi hanno sempre spaventato gli estremi, le prese di posizione categoriche, gli arroccamenti miopi.

Con queste ultime elezioni la politica tradizionale è definitivamente cambiata, non per un fatto ciclico o estemporaneo, ma per il fatto che l’Italia è cambiata.

Siamo passati da una cittadinanza disposta, per pigrizia o per mancanza di strumenti, a subire una politica autoreferenziale e poco trasparente a una cittadinanza che vuole essere in prima linea, vuole poter decidere, criticare, disporre della propria nazione e delle proprie risorse.

Per questo sorrido all’ingenuità di certi analisti che liquidano il fenomeno Grillo come un esperimento greve e approssimativo di politica ruspante dai giorni contati.

E non è così per un semplice motivo.

Dietro quelle persone c’è una fetta di elettori che non sono più disposti a delegare il loro nuovo ruolo a terzi, elettori che pretendono di controllare i loro incaricati politici. Non è Grillo il pericolo, sempre che di pericolo si tratti, ma di una fetta di persone che non vuole tornare indietro.

Un italiano su 3 è Grillo. Grillo siamo in parte anche noi.

Siamo passati dalla politica della delega in bianco a quella della delega in streaming.

Cambiare i parametri fa saltare il banco e i nervi a parecchi che vedono questo nuovo sistema un modo antidemocratico di fare politica. Anche se codificare un metodo nuovo con un vocabolario vecchio è imprudente e falsato.

I partiti ( e i giornalisti) devono provare a capire se la partecipazione collettiva alla vita politica  (cambiata radicalmente con l’avvento dei social) debba essere vista solo come strumento di comunicazione o forse anche come strumento di gestione diretta della politica.

Senza questo bagno d’umiltà (e smettendo di sminuire e irridere continuamente un fenomeno volenti o nolenti importante e di rottura) si continuerà solo ad aumentare le fila del più debole e bersagliato.

Personalmente ritengo che la democrazia diffusa, con le riforme condivise a colpi di like e referendum sia solo un’utopia 2.0.

Attendo sviluppi, idee e confronto con un’unica speranza: dopo vent’anni di insulti e politici arroganti e ignoranti sarebbe ora di pretendere un dialogo civile.

Perché quei bambini che adesso vi guardano possano un giorno diventare non solo adulti ma grandi cittadini.

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insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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0 Comments

  1. Complimenti!

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  2. Quando qualcosa fa paura, se ne legittima l’importanza e il terremoto culturale che provoca. Ci vuole il coraggio di rischiare. Cambiamenti e rivoluzioni non sono facili e non chiedono permesso. Strattonano la coscienza. Il risultato si vedrà col tempo e non sarà mai negativo.

  3. Anche io sono convinta che paura e immobilismo generino paralisi e paure. COnosco non solo molti elettori M5S ma anche tanti attivisti. Era da tempo che non vedevo questa voglia di far buona politica. Dopo le Rivoluzioni spesso vengono le Restaurazioni ma nessuna può soffocare le idee di libertà e uguaglianza se circolano e si diffondono. Compito grande hanno quindi insegnanti, giornalisti, scrittori, blogger,tutti quelli che devono trasmettere sapere.

  4. Ma quale è la buona politica dei grillini? spero non sia quella attenta alle famiglie del 20ennio, o il fondamentalismo che tutto accoglie anche le cose in contraddizione tra loro.

  5. Anch’io ritengo che le grandi nazioni vadano governate da grandi persone colte ed umili per recuperare sicurezza, stima, rispetto e dignità…! Non abbiamo bisogno di partiti totalitari e antidemocratici come …

  6. Non sono completamente d’accordo. MI pare che il grillismo esploso alle ultime elezioni stia contribuendo in parte a diffondere l´idea che le responsabilità della nostra situazione attuale sia sempre da attribuire ad altri: caste, partiti, lobby etc etc. Credo che i grandi numeri del voto di febbraio, esclusa una piccola parte di elettorato attiva e concretamente partecipe, esprimano invece un ritorno galoppante di menefreghismo, disimpegno e caccia alle streghe in salsa indignata (e spesso disinformata e ingenua).

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