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Nutrivo grandi speranze, in queste elezioni. Intravedevo un barlume di voglia di cambiare da parte degli elettori e un lieve segnale di risveglio dallo stato comatoso dei nostri professionisti della politica. Le premesse delle primarie, della discussione in rete, della voglia di partecipare con gli strumenti social mi avevano illuso che potesse cambiare qualcosa.

Invece.

La ricomparsa dell’illusionista mascarato ha ricompattato i falliti del Berlusconesimo che sperano di prolungare l’agonia sulle spalle delle generazioni future.

Un centrodestra confuso e sempre meno incisivo arranca alla ricerca della comunicazione di un’identità con un appeal fragile e poco capito, forse.

Una destra economica orfana di riferimenti credibili che convince il Primo Ministro a bere l’amaro calice che, come al solito, pagheremo noi.

Un magistrato che salta il fosso ed entra in politica con grandi polemiche istituzionali.

Un giornalista in technicolor che aggrega un movimento di gente che crede in un nuovo modello economico prima di ritrovarsi un vecchio modello di bugie.

Un comico che aggrega intorno a sé un movimento di protesta spaventosamente numeroso che sarà difficile che possa gestire uno stato pachidermico e burocratizzato senza un lungo periodo di rifondazione.

In tutta questa caciara, di insulti e mezzucci, di parole fatte deflagrare per il gusto di vedere quanti feriti potevano fare, si è parlato del nulla miscelato sapientemente all’ovvio, tralasciando quella che per me era l’unica cosa che avrei voluto sentire: una nuova visione di paese. 

Sarò stato forse io, stordito dai media urlanti o semplicemente poco allineato a linguaggi per me obsoleti. Resta il fatto che in mezzo a questo bombardamento di parole ci sono io, tra le macerie fumanti di tweet, tra post feriti e news uccise a sangue freddo.

Confuso come non mai, 

terrorizzato di dover buttare altri venti anni della mia sempre più breve vita.

Avrei voluto parole di visione su una nazione che punta sull’essere nazione, sul proprio patrimonio culturale, sul come renderlo fruibile al mondo secondo strategie moderne, che punta alle risorse della terra e non a un consumismo sfrenato fine a se stesso. Che punta al lavoro non per permettere di guadagnare di più per spendere. Che punta all’istruzione come cardine del futuro e non come fastidiosa zavorra del presente.

Che punta sul nostro essere italiani. L’aspetto che ci rende unici e invidiati in tutto il mondo.

Ritrovare l’orgoglio era la mia speranza.

Infranta da dozzinali comparse impegnate a perpetuare la loro insignificante presenza nella Storia.

,
insopportabile

Ne ho le scatole piene, ma con eleganza.

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0 Comments

  1. La cosa peggiore non sono i politicanti (veri o presunti) sono gli italiani.
    Berlusconi infatti è ancora in giro.

  2. propongo un GIOCO: inventa una coalizione. Chi metteresti con M5S?

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